Il suo naso freddo e umido, tartufo nero, era la prima cosa che vedevo aprendo la porta di casa. La mia casa, la nostra casa, ora così vuota e silenziosa. Quando rientravo, la sua gioia era contagiosa, un’ondata di amore che mi travolgeva. Le feste, i baci, i suoi occhi che mi scrutavano con una saggezza antica, doni così frequenti che, ahimè, ho dato per scontati.
Durante la mia convalescenza, con il piede rotto e confinato su una sedia a rotelle, lui era lì, la sua presenza silenziosa un conforto costante. Durante il lockdown, rinchiusi tra queste quattro mura, lui era la mia ancora, la mia compagnia più preziosa. Quando la perdita di mia sorella mi ha gettato nell’abisso della depressione, lui era il mio raggio di sole, la forza che mi spingeva ad alzarmi dal letto. Nessuno, nemmeno il più abile degli psicologi, avrebbe potuto curarmi con la dolcezza e la profondità del suo sguardo.
Quegli occhi, così umani, così eloquenti, che dicevano tutto senza bisogno di parole. Io conoscevo il suo segreto: era un bimbo intrappolato nel corpo di un cane, un bimbo con la sua pallina preferita, consumata dai morsi, un bimbo che amava dormire con il suo papà e che si alzava di scatto dal divano, con gli occhi ancora appiccicati dal sonno, quando sentiva la parola “letto”.
Era un bimbo che dispensava baci umidi, che faceva le capriole per un biscottino, che affondava il muso nel mio collo e che incastrava la sua fronte con il mio mento, come se cercasse di fondere la sua anima con la mia. No, non ero solo. Solo lo sono adesso, che questa casa è diventata improvvisamente vuota e silenziosa.
Il suo mondo è ancora qui, in ogni angolo, ma lui non c’è più. Oggi mi ha lasciato, addormentandosi tra le mie mani, il suo viso sereno e pacifico. Ho cercato di dargli una vita felice e serena, e lui mi ha ricompensato con la storia d’amore più pura e incondizionata che abbia mai conosciuto.
Ho tutti i suoi peli appiccicati sul cuore. E li resteranno, per sempre.
❤️
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